The Great Gig in the Sky - significato, testo, storia
Una frase inquietante (o forse di speranza?) all’inizio di The Great Gig in the Sky apre a uno dei momenti più intensi dell’intera discografia dei Pink Floyd.
“And I am not frightened of dying…”
(“E non ho paura di morire…”)
Questa frase inquietante (o forse di speranza?) all’inizio di The Great Gig in the Sky apre a uno dei momenti più intensi dell’intera discografia dei Pink Floyd.
Pubblicato nel 1973 all’interno di The Dark Side of the Moon, questo brano è molto più di una canzone: è un grido viscerale che affronta le nostre paure e sensazioni più profonde legate alla morte.
The Great Gig in the Sky, il grande spettacolo nel cielo, è la morte.
💿 The Dark Side of the Moon: l’album che ha cambiato tutto
The Great Gig in the Sky fa parte del leggendario concept album The Dark Side of the Moon, pubblicato nel 1973. Considerato uno degli album più influenti e importanti di sempre, affronta temi universali come il tempo, la malattia mentale, l’avidità e la morte. Il tutto attraverso paesaggi sonori fluidi, testi filosofici e una produzione rivoluzionaria e ipersperimentale.
Si dice che nella fase di ideazione dell’album, David, Roger, Richard e Nick fermassero persone e chiedessero loro: “Cos’è che più ti spaventa?”.
Da qui, a seguito delle risposte delle persone intorno a loro, costruirono i brani: la morte (The Great Gig in the Sky), il denaro (Money), il tempo (Time), e altre.
Con la sua iconica copertina del prisma, l’album è diventato un vero e proprio fenomeno culturale. Un’opera artistica che nasce in musica ma che poi finisce per trascenderla.
The Dark Side of the Moon resterà in classifica Billboard per oltre 950 settimane e sarà uno dei dischi più venduti di sempre.
🎧 The Great Gig in the Sky - il significato del brano
…And I am not frightened of dying, you know
Any time will do, I don't mind
Why should I be frightened of dying?
There's no reason for it
You've gotta go sometime
I never said I was frightened of dying
Anche se quasi priva di testi, The Great Gig in the Sky è un brano ricco di espressione emotiva. La morte si manifesta nelle note al piano e nei vocalizzi che richiamano una tragica caduta nel vuoto senza fine.
Il pianoforte di Richard Wright crea una base spirituale e malinconica, mentre la voce di Clare Torry si muove come un’anima in subbuglio—tra paura, dolore, estasi e infine accettazione.
Fu il tastierista Rick Wright a scrivere questo pezzo. In un’intervista per la rivista Mojo del marzo 1998, Wright afferma che il brano parla della vita che gradualmente scivola verso la morte.
Wright dichiarò:“Per me, una delle pressioni dell’essere nella band era questa costante paura di morire, a causa di tutti i viaggi che facevamo in aereo e sulle autostrade in America e in Europa.”
La voce parlata è quella di Gerry O'Driscoll, il custode della EMI Abbey Road (che appare anche all’inizio dell’album — in “Speak to Me” —, in “Money” e negli ultimi secondi dell’album).
Durga McBroom e Lorelei McBroom, coriste dei Pink Floyd, hanno sempre detto che questa canzone parla di una donna che scopre di avere il cancro. Inizia a cantare con rabbia perché è sopraffatta dal dolore della consapevolezza. Man mano che la voce si sviluppa e si frammenta, arriva infine ad accettare la propria morte—ed è proprio per questo che il brano si apre con una breve frase parlata sulla morte.
🎤 Clare Torry: la voce che non ti aspetti
Clare Torry aveva solo 25 anni quando l’ingegnere del suono Alan Parsons (i Pink Floyd potevano permettersi gente bravina nel loro staff 😂) la invitò nel tempio sacro, gli Abbey Road Studios, per una semplice sessione.
Tutto improvvisato. C’era una sola istruzione: “Pensa alla morte”. Il risultato fu una performance vocale improvvisata così intensa e struggente che divenne l’essenza stessa del brano.
Torry, inizialmente insicura, si scusò addirittura dopo la registrazione. Ma la band inglse capì subito di avere tra le mani qualcosa di straordinario. La sua voce sarebbe diventata uno dei simboli sonori più potenti nella storia del rock.
⚖️ Riconoscimenti
Nel 2004, Torry intraprese un’azione legale per essere riconosciuta come co-autrice del brano. La causa si concluse con un accordo extragiudiziale, e da allora il suo nome appare ufficialmente nei crediti accanto a quello di Richard Wright—un importante passo per il riconoscimento del contributo artistico dei musicisti di sessione.
🌌 Echoes senza fine
Dai concerti storici della band alle reinterpretazioni più recenti di David Gilmour con la figlia Romany e le Webb Sisters, The Great Gig in the Sky continua a evolversi. Ogni nuova versione aggiunge un tocco personale, mantenendo intatto il suo nucleo emotivo: la sfida, il timore e la bellezza dell’esperienza umana di fronte alla morte.
Spoiler Coinvolgimento Personale
Ho iniziato ad ascoltare i Pink Floyd che ero un bambino. Mio babbo li metteva allo stereo.
E poi io li ho messi nel primo iPod (quello dove ci stavano solo 50-60 brani, i Millennial come me ricorderanno). E poi nel primo smartphone.
E poi youtube e in seguito spotify.
C’è una fase per ogni cosa. C’è una fase per Wish You Were Here, c’è una fase per Fat Old Sun, c’è una fase per Learning To Fly e anche una per Welcome To The Machine.
Da quando ero bambino il mio sogno (musicale) più grande è sempre stato ascoltare David Gilmour. Ad ottobre 2024, è successo. Royal Albert Hall, Londra:
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